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Passata l’alluvione, si contano i danni

 

 

 

 

Tra le altre cose, nasce Filippo Zerini…

 

Nel frattempo, nel titolo ho un poco scherzato, altrimenti mi torna il magone in gola e piango, ma la cosa è seria, gli Zerini sono ridotti ad una condizione di senzatetto, con una mano d’avanti ed una dietro, sono rimasti con i vestiti che avevano addosso al momento della tragedia e basta!

Poi, oltre a tutti i problemi, nasco pure io a fine mese, Filippo, la famiglia Zerini con due figli piccoli, Stefano di quattro anni e Filippo, come appena detto, pochi giorni di vita,  riparte con "niente” in mano e pochi aiuti che arrivano dal Nonno Gino e Nonna Dina, che lavorando, Gino in fattoria a Montepaldi (San Casciano in Val di Pesa nei pressi di Firenze), Dina fa la custode alla scuola elementare della frazione di Talente, ogni tanto, con sei uova, qualche pollo, un coniglio, una “bracciata” di radicchi selvatici, si riesce anche a mettere qualcosa sotto i denti.

Ma saltiamo alla ricostruzione del dopo alluvione, Firenze grazie agli “angeli del fango”, alla solidarietà da tutte le parti del mondo, rialza la testa.

Siamo al 1968, il boom dell’edilizia popolare colpisce anche Firenze, la ricostruzione, la casa per tutti!

Con una “tempra” d’altri tempi, appena due anni dopo e con un mutuo "per tutta la vita", il Padre Mario e la Mamma Franca, riescono a comperare casa (questa volta al quinto piano! Chissà perché…),  sono gli anni della "Via Gluck" di Celentano, anche Firenze ha la sua Via Gluck, ed i luoghi comuni classici. Per il bambino Filippo, la via Gluck si chiama via Kyoto.

Il mio primo ricordo che mi viene in mente: “Da bambino, vedevo i Giapponesi che si facevano fotografare vicino al cartello che segnalava la via Kyoto”.

Pensavo, “Che strano, che sarà questa cosa, questa macchina fotografica?”. Ne riceverò una, la mia prima macchina fotografica per la prima Comunione! Che bella, tu scatti, naturalmente il “rotolino” come lo chiamava il babbo, lo mette l’adulto nella macchina, poi porti il tutto in un laboratorio e … ecco la fotografia! Ganzo! (2), ma pensa te!

Parliamo di luoghi comuni: “qui un tempo era tutta campagna!”

Sapevo riconoscere i radicchi selvatici, raccolti nei campi assieme alla mamma Franca, ricordo gli alberi carichi di ciliegie, di albicocche, i fichi, l'uva, il Contadino Pasquale che ci rincorre mentre brandisce un forcone, tutti i giorni, insieme agli amici, prima una paura, poi però ridevamo tanto, mentre nel rifugio, come lo chiamavamo, ci mangiavamo la frutta “rubata” dagli alberi, che però si spezzavano dal peso della frutta stessa e presto marciva, abbandonata tutta a terra, quindi non era da noi considerato rubare, ma ciò che la natura ci offriva gratuitamente e generosamente.

Dove al giorno d’oggi gli autobus urbani “strombazzano” e gli autisti imprecano alle auto parcheggiate in quarta fila, davanti all’ipermercato di Gavinana, "qui una volta era tutta campagna!”.

“Pensa”, dice la Mamma Franca, “Il ventitre (la linea dell’ataf ancora oggi esistente) arrivava solo in cima a via Datini e con una inversione ad “U” tornava indietro, c’erano solo campi coltivati.”

Sopra alle coltivazioni furono costruiti palazzi di cinque piani, venti appartamenti per palazzo, quattrocento in tutto l’isolato, scuola elementare e scuola media, una Chiesa tutta in cemento armato da far paura, una moderna Cattedrale, questo accade mentre siamo già arrivati nel 1973/75.

Migliaia di famiglie arrivarono e popolarono il quartiere appena nato, i figli, giocavano tutti  a calcio per le strade, due giubbotti a terra,  fatta la porta; si scelgono le squadre, ginocchia insanguinate abrase sul duro asfalto, si gioca a nascondino, guardie e ladri in bicicletta, poi il fuoristrada, la “pinetina” come si chiamava noi ragazzi, poi i salti sulle cunette di terra con la “Graziellina” di mamma Franca, risultato: gliela porto divisa a metà dentro una busta dell’immondizia!

E poi vogliamo parlare del “Ciao Piaggio”?

Loris, collega di mio padre nemmeno si ricorda il numero di volte in cui ne ha saldato il telaio rotto dalle acrobazie fuoristrada di Filippo!

Ma ancora i suv hanno da nascere, mi ricordo di aver sognato il Land Rover turbo 5, una fuoristrada vera,  una bazzecola all’epoca, circa 33 milioni di lire prezzo base, ma in strada ci sono ancora auto di una certa età, ci sono le  600, 850, 127, la “uno”, ma siamo già all'adolescenza, il 1985 porta in dote la patente per l’automobile, con la “fiat uno” del babbo Mario, sulle note di “Alive and Kikin” dei Simple Minds si va a ballare al “Concorde”, megadiscoteca a Chiesina Uzzanese, che all’epoca ha ancora solo due piste da ballo, oggi mi pare che ne ha almeno sette, “imbranatamente” e “goffamente” con un Martini Bianco in mano, una cosa davvero imbevibile, via a “pigolare” ed a rompere le scatole alle ragazze,  le prime ragazze "grandi", le donne.

Ma per adesso, dell’altro sesso ce ne importa anche il giusto, tutti in moto, la mia prima grande passione, con il gruppo di amici di allora, Maurizio, Damiano, Franco, Filippo, Alessandro, tutti insieme facciamo le pratiche per ottenere la Licenza di pilota FMI, categoria Enduro Cadetti.

Ancora tutti in gruppo, ci rechiamo per la visita medica al Centro tecnico Federale di Polcanto, nei pressi di Firenze, ma un dottore un poco zelante ed un poco precipitoso nel dire a mio padre Mario, che suo figlio ha un “difetto” al cuore e non lo farà correre in moto, ci manca poco che viene a lui un infarto, poi con altri esami, sarà ridimensionato in un soffio al cuore, anche trascurabile, meno male,oltre al cuore sano, si corre!

Annata 1984 disastrosa, ma sono le prime gare, nel 1985 ancora  una moto usata si, ma era considerata “la moto”.

L'anno inizia con le selezioni per il Campionato Italiano, si torna

all'Elba!  Marzo 1985, vi dice qualcosa? Beh, la neve all'Elba l'avranno vista tre volte, bene, quell’anno lì è una delle “tre”.

Disastro totale, anarchia, invece che sul Monte Capanne sembra di essere sull’Eiger in parete nord, caos e gara praticamente annullata, le classifiche dicono che hanno vinto gli Elbani tutte le categorie, è strano, ma che volete insinuare? Un crescendo inesorabile, nell’inverno successivo, vengo chiamato (e considerato) tra le giovani promesse dell’enduro italiano, per la  frequenza del corso Federale di pilota.

“Bello carico”, nel marzo 1986 ritorno all’Elba, a Procchio,  per la prima gara di Campionato Toscano,  fango come ad una “sei giorni” in Scozia, in Val Forcioni si “naviga” nei “canaloni” pieni di fango liquido, ma il risultato è incoraggiante, secondo posto, poi anno dopo anno, maturo come il buon vino,  a parte il 1987 passato in caserma per la naja obbligatoria, il 1988 è l'anno del trionfo: Campione Toscano Enduro Cadetti classe 80 su moto TM, partecipazione al Campionato Italiano con buoni risultati nei primi dieci, sempre!

Seguiranno molti anni di fatiche in bicicletta, la mia seconda passione, quindicimila, ventimila chilometri all’anno su biciclette da corsa, mountain bike, ma sorvoliamo per arrivare subito alla terza passione: la fotografia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

note:

(1) Anconella, vecchio nome dell’acquedotto di Firenze (oggi privatizzatissimo, alla faccia dei referendum), proprietà di Publiacqua spa.

(2) Ganzo, In funzione di Aggettivo, bravo, in gamba, o anche simpatico: che ganzo!; un tipo ganzo; con riferimento a cosa, bello, piacevole.


La passione per la fotografia

 

 

 

 

Mio padre Mario,

 

appassionato di fotografia (e qui fate attenzione, inizia tutto!), parlando di fotografia seria, gli anni precedenti lasciamoli pure perdere, si compera la novità dell'anno: la favolosa Nikon F801, poi negli anni fanno il loro seguito: F90, F90x, F100, tutte quante sono state fra le mani di Filippo; ma dicevamo, Mario, prima di passare a “miglior vita”, ha regalato a Filippo la F801, che dopo una costosa riparazione per uscita di acido dalle batterie alcaline dimenticate all’interno (il litio era una cosa astratta, forse un minerale, ma chissà), ma poi per quasi venti anni sarà la sua macchina fotografica, cose fatte per durare nel tempo, ancora il consumismo del terzo millennio non c’era, ancora le cose si riparavano.

Ma poi c’è da dire che i soldi sono sempre pochi, nel 2006 passa al digitale, con una D80 e poi (usata), riesce a comperarsi l'ammiraglia D2Xs con tanti “aiutini” di mamma Franca.

Dal 2007 mi sono iscritto al “Photo Club Mugello” ho partecipato a molteplici mostre collettive e personali, quella su Rio nell'Elba è stato il progetto più ambizioso, anzi, è "Il Progetto", mostra più libro (questo), che se poi verrà tradotto, anche multilingue (almeno inglese e tedesco), cosa volete in più dalla vita?

 

 

 

 


Altri aspetti della vita di Filippo

 

 

 

 

Io, Filippo, nasco da famiglia modesta,

 

di figli di Contadini (1) per cui, quando arrivava l'estate venivo “spedito” (ma ci andavo molto volentieri) in vacanza dagli zii a San Casciano in Val Di Pesa, dove  cresco tra polli e conigli, vedo la battitura del grano (quella vera, pula, polvere e sudore su tutto il corpo, specialmente negli occhi, non le pantomime che fanno oggi per turisti…), le arature nei campi, le semine, orti, fagiani, lepri, corro di qua e di là in libertà con il cane "Ambo", bastardino con cui lego tantissimo, insomma, un moderno “Pippi (o) Calzelunghe”, ma voi direte: "E cosa ci viene a fare all'Isola d'Elba, anzi a Rio nell'Elba?”