Biografia Giuseppe Vizzari nasce nel 1952 a Reggio Calabria dove risiede e lavora in qualità di cancelliere presso la Procura della Repubblica. Inizia a fotografare da ragazzo in occasione di un viaggio in Belgio durante il quale lo zio gli regala una macchina fotografica. Successivamente utilizza una Ashai Pentax ME con obiettivo 50 mm e con l’avvento del digitale riprende la fotocamera reflex appassionandosi maggiormente alla fotografia. Nel 2005 partecipa ad un corso di fotografia presso il Cine Foto Club “Vanni Andreoni” di Reggio Calabria e da quella data ne è socio; il contatto e l'aiuto degli amici del Club è importante e fondamentale per migliorare la propria visione. Dal 2007 è iscritto alla FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche). La passione per la fotografia lo porta alla ricerca di nuovi stimoli, studia, si informa ed il desiderio di confronto lo spinge a partecipare a workshop ed a manifestazioni del settore. Ultimamente si sta dedicando a viaggi fotografici sia in Italia che all’Estero. Alcune sue foto sono state pubblicate su riviste locali e turistiche, in particolare si menziona la pubblicazione di una sua foto sull’Annuario FIAF 2010. Ottiene vari riconoscimenti ed è vincitore di molti premi:
A seguito della pubblicazione del libro “Rosarno, 9 gennaio 2010… bisogna andare”, sono state allestite diverse mostre fotografiche e presentazioni dello stesso libro, che hanno toccato diverse cittadine della Piana di Gioia Tauro (tra cui Rosarno, Gioia Tauro, Delianuova, Taurianuova, ecc.), Reggio Calabria, Valverde (Catania) e di cui si è scritto su molti giornali calabresi e siciliani e di cui ne hanno parlato diverse TV locali ed il TG3 Calabria.
A proposito del libro Pippo Pappalardo ha scritto: “…Tu solo sai con quanto rigore, attenzione e sollecitudine abbiamo guardato il tuo lavoro, nel tempo della sua progettazione e stesura. Sai pure che lo facevamo perché questa storia ci riguarda, questo tuo atteggiamento fotografico ci richiama ed, oggi, questo tuo libro – che inizia un suo percorso missionario fuori dai percorsi della vanità – mi conferma quante risorse sono a disposizione di chi vuol guardare e, poi, condividere i risultati della visione. Perché di questo credo che si tratti fondamentalmente: il patrimonio delle tue (nostre) visioni non può chiudersi nell’enigma delle immagini ma deve farsi visione condivisa affinchè quella logica verità, che abbiamo svelato come drammatica coscienza, recuperi il valore dialogico della sua sostanza e natura, e quiindi, come nel tuo libro, farsi dialogo, incontro, confronto. La ricerca della bellezza, infatti, passa attraverso il crivello della difficoltà e della disperazione ma se ne diventa testimonianza, allora, non si disperde, e pagina opo pagina, mano dopo mano, passo dopo passo, ci guida. |