Il Meskel

Ad Asmara il 27 settembre si celebra il Meskel, una delle più importanti feste dei cristiani copti: ricorda il ritrovamento della Croce di Gesù e l’introduzione d’un frammento della reliquia sull’altopiano abissino.

Già dall'alba arriva la gente da tutto il paese e si assiepa di fronte alla tribuna fatta erigere dall'imperatore Hailè Selassiè durante l'occupazione etiope per le parate militari.

Secondo la tradizione, il "MESKEL" ricorda il ritrovamento della croce di Cristo operato nel IV secolo dalla Regina Elena, madre di Costantino. Si racconta che gli ebrei avevano seppellito la croce di Cristo, in mezzo a quelle dei due ladroni, e avevano continuamente ammucchiato su di esse le loro immondizie, che dopo trecento anni erano letteralmente diventate delle montagne, per evitare che i cristiani continuassero a venerare il simbolo della loro redenzione.

Elena, che aveva sempre desiderato ardentemente di scoprire il luogo dove giaceva sepolta la croce di Cristo, un giorno, dopo tante ricerche, consultò tre vecchie persone, e loro, un po' con le buone e un po' con le cattive, indicarono i tre mucchi, o montagne di immondizie, dove, secondo la leggenda, era stata seppellita insieme a quelle dei due furfanti, 300 anni prima.

Elena, donna saggia, vedendo che c'erano tre montagne di rifiuti di uguale altezza e non sapendo in quale delle tre poteva essere sepolta la croce sulla quale Gesù fu crocefisso, prima di iniziare il lavoro degli scavi volle innalzare a Dio un sacrificio, bruciando una catasta di legna (che è il Damerà) per ottenere un'indicazione divina su quale dei tre monti doveva scavare. Dio accettò il suo sacrificio e piegò le fiamme verso la montagna di mezzo.

Gli Imperatori d'Etiopia non sapendo il luogo dove in seguito Elena aveva deposto la croce e, bramando di possederla, si misero in cerca della santa reliquia. Dopo infinite peripezie il destino volle che fosse l'imperatore Davide a trovarla. Infatti egli andò a Gerusalemme ed ottenne un pezzo della croce di Cristo. Davide morì martire durante il suo viaggio di ritorno, ma il pezzo della croce raggiunse l'Etiopia.

Per gli eritrei è il giorno della speranza, perché a seconda di dove cade il Damerà, il falò formato di ramoscelli votivi, si decide il futuro dei prossimi raccolti. Se casca a oriente è di buon auspicio, se frana a occidente sarà carestia. Il Meskel è una festa in cui la fede cristiana si mescola a divinazione, riti tribali e pragmatismo governativo. A conferma dell’indipendenza conquistata nel 1993, il governo ha voluto una chiesa copta eritrea distinta da quella etiope e ha nominato un ‘Papa’ locale. È l’uomo col turbante - insieme al suo vice ricorda i Re Magi – che assiste alla festa dal centro della tribuna. E, dopo balli e canti delle donne tigrine vestite di bianco e la processione di prelati e gerarchie ecclesiastiche con sgargianti parametri, appicca il fuoco. È il segnale che i sacerdoti – coi loro ombrelli colorati - attendono per compiere tre giri rituali attorno al Damerà. Mentre la folla freme e, alla caduta del falò, si scatena in preda al delirio mistico, cerca di avvicinarsi per recuperare un tizzone carbonizzato con cui imprimersi sulla fronte il segno della croce: uomini e donne premono, i bambini sgattaiolano tra le loro gambe e la polizia armata di bastoni fatica a tenere i fedeli lontani dalle braci.